C’è stata un’umanità remota, diversa, che ha convissuto coi dinosauri? Le pietre di Ica sembrano indicare proprio questo.
Nel 1961, il fiume Rio Ica, normalmente asciutto, sito in Perù, nel deserto Ocucaje, ha una piena impetuosa, dovuta ad un’anomala stagione piovosa. L’acqua del fiume porta alla luce una serie di pietre con misteriose incisioni raffiguranti una flora ed una fauna sconosciute, riferibili alla preistoria.

Ci sono pietre con mappe stellari, altre con animali estinti da milioni di anni, che ne descrivono minuziosamente il ciclo biologico, altre raffigurano interventi chirurgici, mezzi di trasporto meccanico, attività sociali complesse, scene di guerra, di caccia e di attività scientifiche.


Nel 1966 il Dottor Cabrera, medico chirurgo del locale ospedale e biologo, ne riceve una in dono da un contadino (che aveva curato gratuitamente). Su quel piccolo oggetto vi è raffigurato, con straordinaria precisione, un animale che nessun uomo (in base alle nostre conoscenze) può aver mai visto: lo pterosauro, una sorta di uccello vissuto fra i 140 e gli 80 milioni di anni fa, molto prima che gli antenati del primo uomo, gli ominidi, comparissero sulla Terra.
Il Dottor Cabrera inizia così a collezionare queste pietre, raggiungendo il consistente numero di 11.000 pezzi, una collezione che include dai minuscoli esemplari di pochi grammi alle pietre gigantesche fino a 200 kg di peso. In realtà, anche prima che il dr Cabrera iniziasse la sua attività di recupero e studio, alcune di queste pietre incise furono rinvenute in tombe pre incaiche e vennero definite dagli archeologi “pietre magiche di culture precolombiane”, questi esemplari, sottoposti a perizia scientifica dall’Istituto di Mineralogia del Politecnico del Perù, sono risultati essere ricoperti da una patina di ossidazione di almeno 12.000 anni, in altre parole le raffigurazioni precedono di almeno 10.000 anni la nascita di Cristo. Ad analogo risultato è pervenuto il dr Cabrera, ricorso alla perizia dell’Istituto di Mineralogia e Petrografia dell’Università di Bonn, che non ha escluso la possibilità che le incisioni fossero di molto più antiche.

Le pietre sono delle andesiti, pietre vulcaniche naturali che si sono formate 220 milioni di anni fa. Cabrera ne ha regalato una serie all’Aviazione Militare Peruviana, che ha subito posto il segreto militare su alcuni dei disegni incisi e ha fatto sorvegliare lo studioso, per 10 anni, dai servizi segreti. L’Aviazione Militare Peruviana esclude che gli esemplari in suo possesso e quelli di Cabrera possano essere dei falsi e conferma la datazione delle incisioni. Alcune pietre hanno dei paralleli con i grandi geroglifici del deserto di Nazca, sia nello stile degli animali, sia nel fatto che il tratto scorre ignorando le irregolarità ed i rilievi del fondo. Il dr Cabrera ritiene che nel sottosuolo, in un punto che ha individuato, vi sia un gigantesco deposito di queste pietre, che in base ai suoi studi, sono una grande biblioteca enciclopedica del sapere, incisa su pietra e diligentemente archiviata.

Sui cunicoli e sulle grotte in prossimità delle Ande il Governo del Perù ha posto Segreto di Stato. Gli animali raffigurati hanno una specifica peculiarità, si sono estinti nell’età in cui si è formata la particolare pietra dove sono stati incisi. Questo significa che per raffigurare un dinosauro estinto 90 milioni di anni fa è stata scelta una pietra che ha 90 milioni di anni, un’operazione che presuppone la capacità da parte di chi ha eseguito le incisioni, sia di suddividere gli animali preistorici in base alle ere in cui vissero e si estinsero e sia di catalogare le pietre in base alla loro epoca di formazione.

Gli uomini raffigurati nelle pietre sono diversi da noi, sono più grandi di statura ed hanno 4 o 6 dita, spesso volano a cavallo di uccelli meccanici, eseguono delicati interventi chirurgici (parti cesarei, trapianti di cuore…), osservano il cielo con strumenti ottici simili a cannocchiali, viaggiano in barca, cacciano, combattono. Non vi sono raffigurazioni di animali recenti, il tutto è sempre riferibile a non meno di 40 milioni di anni fa, non vi è neanche traccia di scrittura fonetica. Secondo il dr Cabrera le incisioni sono una scrittura organica, sono ciò che ha preceduto le scritture geroglifiche, sono qualcosa che potremmo definire una scrittura figurativa. Nessuna pietra è uguale all’altra, ciascuna è come se fosse una pagina di un “libro” e ciascun “libro” è come se fosse un volume di una “enciclopedia”.

Molte incisioni raffigurano i grandi sauri, quelli vissuti 250 milioni di anni fa, e li rappresentano insieme agli uomini, il che ci obbliga a rivedere la storia dell’evoluzione dell’uomo, perché emerge chiaramente che una forma di umanità piuttosto evoluta è vissuta fra i 350 ed i 40 milioni di anni fa, altro che ominidi primitivi e scimmie antropomorfe (che comunque nelle datazioni più ardite non superano 1 milione di anni). Inoltre, in molte pietre, vengono raffigurati i cicli biologici dei dinosauri, a riprova che questi animali non sono stati sognati ma visti e studiati dalla civiltà preistorica di Ica. Di molti di questi cicli biologici noi non sappiamo nulla, perché non abbiamo trovato reperti fossili sufficienti a ipotizzare i ritmi vitali e riproduttivi di tutti i sauri. In 205 pietre è descritto il ciclo vitale del pesce Agnathus, in 48 pietre il ciclo vitale del pipistrello Megachiroptero, e così via fino a catalogare i cicli biologici di 37 tipi di sauri a noi noti e altri a noi sconosciuti. Spesso i dati biologici incisi sulle pietre contraddicono le attuali teorie sui Dinosauri. Nelle pietre raffiguranti interventi chirurgici vi è sempre la presenza della foglia, simbolo della vita, ad attestare che la cultura preistorica di Ica era anche ricca di simboli, oltre che di conoscenze tecnologiche, mediche, biologiche e di una vita sociale organizzata. Se accettiamo l’evidenza che fra 350 e 40 milioni di anni fa visse una civiltà così evoluta e progredita, perché i nostri diretti antenati di mezzo milione di anni fa erano così primitivi?
L’ipotesi che appare più plausibile è che una serie di eventi catastrofici abbia costretto l’uomo evoluto a ricominciare da capo: glaciazioni, terremoti, impatti con meteoriti, inversione magnetica dei poli; del resto anche gli scienziati “ortodossi” ammettono che il nostro pianeta abbia subito nel tempo una serie di catastrofi globali. Tre piccole pietre raffigurano mari, monti e continenti di un pianeta che non corrispondono all’attuale morfologia terrestre, ma a quella ipotizzata dai nostri scienziati per 60 milioni di anni fa. Ovviamente la biblioteca litica di Ica viene ignorata dalla comunità scientifica internazionale… oppure ritenuta falsa senza troppi approfondimenti.

Fonte: ‘Le Pietre di Ica’ di C. Petratu e B. Roidinger – Ed. Mediterranee


