3I/ATLAS: il messaggero interstellare che fa impazzire pubblico e scienziati
L’oggetto interstellare 3I/ATLAS ha catturato l’attenzione della comunità scientifica e del pubblico, scatenando una vera e propria febbre, sia per le enormi informazioni che è in grado di fornire sull’origine dei pianeti, si perché è talmente anomalo da destare più di un ragionevole sospetto che possa non essere naturale. Di cosa si tratta esattamente? Una cometa? Una sonda aliena?
Anzitutto è il terzo oggetto interstellare mai confermato in transito dalle nostre parti, dopo ‘Oumuamua e 2I/Borisov (NASA). La sua orbita, di forma iperbolica, conferma inequivocabilmente che non è legato gravitazionalmente al Sole e che ha origine da un sistema stellare distante. Da questo punto di vista è indubbiamente qualcosa di molto alieno.
3I/ATLAS è stato avvistato per la prima volta l’1 luglio 2025 dal telescopio ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), ma le osservazioni pre-scoperta risalgono al 14 giugno 2025 (NASA). La sua designazione include la ‘I’ per “interstellare” e il ‘3’ per la sua posizione nell’ordine di scoperta.
- Velocità: Sfreccia a una velocità sbalorditiva di 245.000 chilometri all’ora, rendendolo l’oggetto più veloce mai osservato nel Sistema Solare.
- Avvicinamento: Raggiungerà il punto più vicino al Sole (perielio) intorno al 30 ottobre 2025, a circa 1.4 Unità Astronomiche (circa 210 milioni di chilometri), passando appena all’interno dell’orbita di Marte. La distanza minima di avvicinamento al nostro pianeta sarà, secondo la NASA, di circa 1.8 AU (270 milioni di chilometri) tale da non costituire un pericolo.
- Dimensioni: Le prime stime suggerivano un diametro potenziale fino a 20 km. Tuttavia, le osservazioni più recenti di Hubble (al 20 agosto 2025) indicano che il limite superiore del diametro del nucleo solido e ghiacciato è di circa 5.6 chilometri, anche se potrebbe essere molto più piccolo.
Si ritiene che 3I/ATLAS sia uno dei messaggeri più antichi e incontaminati provenienti da oltre il Sistema Solare, una vera e propria capsula del tempo proveniente da un’epoca galattica remota. Le analisi cinematiche e i modelli suggeriscono che 3I/ATLAS abbia vagato per lo spazio interstellare per un tempo lunghissimo, accumulando la sua incredibile velocità a causa delle interazioni gravitazionali con innumerevoli stelle e nebulose. Gli studi preliminari stimano la formazione di questo oggetto interstellare a circa 7 miliardi di anni fa, ma potrebbe averne anche 14 ed essere coevo con la nostra galassia (che si ritiene si sia formata 13,6 miliardi di anni fa).

Le atipicità di 3I/ATLAS
Oltre ad anzianità e velocità, 3I/ATLAS presenta caratteristiche uniche. Ha una chioma e una coda visibili (Hubble ha rivelato un “bozzolo a forma di goccia” di polvere), quindi è definibile come cometa, ma:
- I dati dello James Webb Space Telescope (JWST), ottenuti il 6 agosto 2025, hanno rivelato alte concentrazioni di anidride carbonica e nichel, oltre a insoliti marcatori organici. Anomali in una cometa. La dottoressa Emily Saunders della NASA ha affermato che 3I/ATLAS “sta letteralmente portando la chimica di un altro sistema solare”
- Le analisi dello Swift Observatory hanno confermato la presenza di acqua (tramite emissioni di idrossile OH). Anche la presenza abbondante di anidride carbonica è superiore rispetto alle comete del nostro sistema.
- L’attività di degassamento è inaspettatamente precoce, come osservato dal telescopio TESS già il 7 maggio 2025, quando l’oggetto era a circa 6.4 AU dal Sole. L’emissione di acqua avveniva a un ritmo di circa 40 chili al secondo già a grande distanza. Questo suggerisce che i suoi materiali ghiacciati sono estremamente volatili (Auburn University; NASA), che si sia formato molto lontano dalla sua stella madre, in condizioni di estremo freddo, e che sia stato esposto alla radiazione cosmica per miliardi di anni.
Implicazioni
Le implicazioni delle anomalie di 3I/ATLAS sono profonde. Gli scienziati ipotizzano che oggetti interstellari come questo possano agire come corrieri galattici, trasportando la chimica e i materiali che “semino” i sistemi stellari nascenti, una scoperta che potrebbe rivoluzionare i modelli di evoluzione planetaria (NASA).
Di fronte a un oggetto così eccezionale, l’astrofisico di Harvard Avi Loeb ha sollevato l’ipotesi che 3I/ATLAS possa essere una sonda o una tecnologia aliena. Tra l’altro l’astrofisico nota che l’orbita di 3I/ATLAS lo porta insolitamente vicino a tre pianeti chiave del Sistema Solare: Venere, Marte e Giove. Se l’oggetto fosse una sonda programmata per raccogliere dati, sarebbe ovvio che mirasse a multipli bersagli di interesse geologico (Marte e Venere) e a una regione ricca di lune ghiacciate (Giove). Avendo noi stessi lanciato veicoli interstellari come Voyager 1 e 2 negli anni ’70, non è irragionevole ipotizzare che civiltà aliene abbiano fatto altrettanto.
La comunità scientifica è ovviamente scettica su questa ipotesi, ritenendo che le anomalie di 3I/ATLAS siano da attribuire a complessi fenomeni naturali ed effetti gravitazionali, oltre che alla sua provenienza da zone della galassia molto antiche e veramente “aliene”.
L’opportunità di studiare 3I/ATLAS è straordinaria, quanto fugace. Per questo motivo, viene osservato da tutte le strumentazioni possibili: Hubble, Webb, TESS, Swift, SPHEREx, e le missioni come Perseverance Mars rover, Curiosity rover e Parker Solar Probe. Sicuramente sono molto attenti ad eventuali cambi di rotta, che indicherebbero al di là di ogni dubbio, un sistema di guida non naturale.



