Uno dei molti capitoli vergognosi della storia della colonizzazione del Nord America è quello dell’etnocidio e genocidio culturale operato con le Residential School o Boarding School, i Convitti per gli indiani d’America, che si sono resi responsabili di crimini contro l’umanità avallati e finanziati dalle istituzioni (USA, Canada, Enti Religiosi).
“Avevo quattro anni
quando fui rubata e portata a
Chemawa, Oregon. La
matrona afferrò me e mia
sorella, ci strappò i vestiti, ci
mise in una tinozza e ci strofinò
i genitali con sapone di lisciva,
urlandoci contro che eravamo
‘selvagge sporche, lerce.’
Dovetti camminare in punta di
piedi urlando dal dolore.”
– Elsie (Yakima), Convitto Chemawa, Oregon
“Potevamo sentire le grida delle ragazze molestate di notte. Quando la mia
sorellina si ammalò e fu mandata in infermeria, mi nascosi per tre giorni
e notti sotto il suo letto per assicurarmi che nessuno la toccasse.”
– Adele (Ojibwe) Convitto Ft. Totten, South Dakota
Con tanto di strumenti legali appositamente creati, sia il Canada che gli Stati Uniti, in concerto e su sollecitazione di diverse confessioni cristiane, adottarono una politica di scolarizzazione forzata espressamente intesa a implementare il genocidio culturale attraverso la rimozione e la riprogrammazione dei bambini degli Indiani d’America e dei Nativi dell’Alaska. L’istruzione era obbligatoria per tutti, ma gli indiani non erano ammessi nelle scuole “normali”, dunque era obbligatorio frequentare quelle appositamente create per loro. Lo scopo dichiarato di questa politica era “Uccidere l’Indiano, Salvare l’Uomo”.
Perché non bastava sottrarre le terre ai nativi, infettarli volutamente col vaiolo, ucciderli ad ogni pretesto, dare la caccia al bisonte fin quasi ad estinguerlo per affamarli (“ogni bufalo morto è un indiano in meno”), occorreva anche cancellare la loro cultura, le loro lingue, la loro spiritualità, tutto ciò che li rendeva chi erano, in modo che mai si potessero in futuro riunire per ribellarsi agli invasori.
La giustificazione “morale” che si forniva era che gli indigeni erano incivili, brutali, barbari pagani e superstiziosi che era necessario “salvare” mediante civilizzazione e conversione forzata. Dunque i bambini andavano sottratti al più presto dalle loro famiglie, allontanati e mantenuti separati il più a lungo possibile. I vari istituti sorsero con finanziamenti governativi in luoghi isolati e i bambini, se non consegnati spontaneamente, venivano rapiti.
Nessuno conosce i numeri esatti, ma si parla di centinaia di migliaia di figli (dal 1819 agli anni ’60 del ‘900) sottratti alle loro famiglie quindi privati di ogni bene personale, anche del nome, per essere rasati, affamati e brutalizzati in ogni modo, se provavano a parlare la loro lingua, a praticare un rituale tradizionale o esprimere qualsiasi tipo di dissenso. Venivano trattenuti per anni, malnutriti, malvestiti, in una vita fatta di lavoro e abusi, senza via di scampo. Innumerevoli le violenze sessuali operate su di loro (più del 50% dei sopravvissuti ne è stato vittima).
Migliaia di bambini morirono e furono sepolti in fosse comuni, nelle vicinanze delle scuole, senza nome, senza storia, senza registrazione di alcun tipo. Le stime ritengono che il 40% degli internati in questi “lager” persero la vita.
L’esatto numero delle vittime resta sconosciuto a causa della deliberata mancanza di registri e della distruzione di documenti da parte delle istituzioni coinvolte. La scoperta di centinaia di tombe senza nome presso i siti delle scuole in Canada negli ultimi anni ha portato il trauma irrisolto all’attenzione internazionale.

In Canada è emerso che questi internati finivano anche a fare da cavia per chi ne avesse necessità in ambito medico, militare o dell’Intelligence, dietro pagamento di compenso agli istituti.
Quando le scuole sono state progressivamente chiuse, nel corso degli anni ’60 del ‘900, il genocidio culturale non si fermò. Cambiò semplicemente forma.
Fino al 1973 (ma ci sono casi documentati in Canada che arrivano al 2019) le donne indigene in età fertile sono state sterilizzate in modo forzato o inconsapevole, le stime si orientano fra il 25 e il 50% di tutte le donne native americane. Gli orfani indigeni non vengono mai dati in adozione a famiglie indigene (prassi ancora in corso) e statisticamente il numero di bambini indigeni sottratti alle famiglie e inseriti nel circuito delle famiglie affidatarie (non indigene) è nettamente superiore a quanto avviene per qualsiasi altra etnia. Il genocidio culturale, dunque, è ancora in corso.
“A volte un ragazzino moriva di solitudine.” Come? “Smettevano semplicemente di mangiare e morivano nel sonno, li trovavamo la mattina.”
– Lenny (Ojibwe) Convitto Chemawa, Oregon
“… di tutte le malignità incarnate nella politica degli Stati Uniti e dell’India canadese del ventesimo secolo, le scuole erano senza dubbio le peggiori. La profondità dei loro effetti distruttivi sui nativi, sia individualmente che collettivamente, non solo nell’immediatezza della loro esistenza operativa ma anche in seguito, era e rimane incalcolabile per ogni ragionevole stima”. *
* Ward Churchill, Kill the Indian, Save the Man: The Genocidal Impact of American Indian Residential Schools, San Francisco, City Lights Books, 2004.
Approfondimenti
Il genocidio culturale in Canada
The national native american boarding school healing coalition
Nella serie tv 1923 creata e scritta da Taylor Sheridan, prequel di Yellowstone e sequel di 1883, l’andamento delle boarding school è inserito nella narrazione in modo storicamente accurato.


