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Battaglia Terme

Borsa di sopravvivenza

Come evidente parte della strategia di seminare paura e odio, e far percepire un costante stato di emergenza, l’Unione Europea ha invitato i cittadini a preparare un kit di sopravvivenza che consenta di affrontare eventuali crisi.

Le indicazioni su cosa riporre nella “borsa di resilienza” date da Hadja Lahbib, commissaria Ue per gli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi, sono diventate virali, sia per il messaggio indiretto, sia per il contenuto.

Il messaggio indiretto è abbastanza evidente (quanto falso): siamo in pericolo, siamo in emergenza, l’Europa è tanto buona e ha a cuore la vostra sicurezza.

Borsa di sopravvivenza


Cosa c’è nella borsa UE (di cui sono spuntate prevedibili versioni omologate con tanto di bollino)?

Borsa di sopravvivenza

  • Acqua potabile.
  • Alimenti non deperibili.
  • Torcia elettrica.
  • Fiammiferi e accendino.
  • Coltellino multiuso.
  • Medicinali essenziali e un kit di primo soccorso.
  • Denaro contante*: poiché durante le crisi i sistemi elettronici di pagamento potrebbero non funzionare (il tanto vituperato contante che si vuole abolire!)
  • Caricabatterie portatile (power bank).
  • Radio a batterie.
  • Documenti personali.
  • Occhiali da vista.
  • Carte da gioco.

 

* In seguito è stata aggiunta la specifica di 70 euro, poi ulteriormente dettagliati in 70 euro a persona, quindi ancora precisati in 70 euro a persona per giorno (cioè 210 euro a persona).


Ragioniamo. Sopravvivere per 3 giorni in una situazione di crisi… Perché 3 giorni e non una settimana? Perché così fanno negli USA e si prevede che in 72 ore arrivino i soccorsi. Negli USA. Ma diamo per buoni i 3 giorni. Con riserva.
Bisogna anzitutto distinguere lo scenario che si sta ipotizzando: si è in casa o si è fuori casa? Si è in automobile o a piedi? Perché sono situazioni molto diverse. Se voglio prepararmi ad uno scenario in cui sono a piedi e lontano da casa, il kit di sopravvivenza devo portarlo sempre con me e deve essere ben più esteso delle indicazioni date.
Se prevedo di essere in automobile, il borsone dovrà stare sempre nel portabagagli e sarà simile alla versione precedente.
Se sono in casa, le caratteristiche cambiano ancora, a meno che non mi prepari per uno scenario in cui devo scappare velocemente.

Cominciamo con l’acqua potabile. Tre giorni richiedono almeno 3 bottiglie da un litro, e già la “borsetta” suggerita è piena.
Cibo. Tre giorni, in termini di sopravvivenza, non comportano il morire di fame, in ogni caso almeno 3 scatolette di tonno, 3 di legumi, 3 barrette energetiche e 3 succhi di frutta andrebbero previsti.
Torcia elettrica. Giusto, con batterie di ricambio o power bank (meglio se solare) se la torcia è ricaricabile.
Fiammiferi e accendino. Giusto.
Candele. Non incluse dall’UE, ma necessarie.
Kit pronto soccorso e farmaci. Giusto.
Radio a batterie. Opinabile, perché in alcuni scenari non c’è alcuna trasmissione da captare, soprattutto in FM. Ma la diamo per buona.
Power bank. Giusto, meglio se a ricarica solare. Includere relativa cavetteria.
Documenti personali. Giusto.
Coltellino multifunzione. Giusto.
Occhiali da vista. Giusto. Aggiungiamo anche quelli da sole.
Carte da gioco. Accettabile, sostituibile con un libro.
Contanti. Giusto. I tanto vituperati contanti sono in grado di garantire la sopravvivenza in molti scenari, la quantificazione però è molto relativa, perché ci sono situazioni in cui un panino può arrivare a costare 100 euro. In alcuni scenari è l’oro a conservare il suo valore. Dipende da cosa stiamo ipotizzando.

Il survivalismo è in realtà una disciplina estesa all’infinito, in base alle situazioni e agli scenari per cui ci si prepara (a casa, nel bosco, in montagna, in guerra, in catastrofe naturale, etc). Mostrare una borsetta con qualche elemento riduttivo è praticamente una presa in giro. Essere pronti a fronteggiare situazioni inaspettate di crisi non è mai una cattiva idea, ma se bisogna dare delle indicazioni, cerchiamo di non essere banali o ridicoli. Anzitutto ci vuole un borsone e non una borsetta. E poi, in base a come ci si vuole predisporre, si sceglie se farne uno per l’automobile e uno per la casa o soltanto uno unificato (ipotizzando che l’emergenza ci colga in casa o che si riesca a rientrarvi).

Per quanto riguarda la casa, se ci si vuole preparare a stare barricati per qualche giorno, è sufficiente avere l’accortezza di non restare mai senza un minimo di scorte di alimenti e bevande a lunga conservazione, legna (per chi ha camini e stufe), pellet e farmaci. In ogni casa ci dovrebbe comunque essere un kit di pronto soccorso, delle candele, un accendino. Utile avere anche delle luci a ricarica solare, una power bank a ricarica solare, un fornelletto a gas con relativa bomboletta di ricarica. I più spinti – se ne hanno la possibilità, anche economica – potrebbero rendere la propria abitazione “off grid”, cioè autonoma e non collegata alle reti pubbliche di elettricità e gas. Utile anche che ci sia una bicicletta tradizionale, perché in base allo scenario che si verifica, potrebbe essere l’unico mezzo di trasporto utilizzabile.

Vediamo ora cosa manca nella borsetta UE, compongo la lista a braccio, man mano che gli elementi mi vengono in mente. A quanto sopra andrebbe aggiunto:
– coperta/sacco a pelo
– candele
– luci a ricarica solare
– power bank solare
– luci ricaricabili usb
– accendino solare
– accendino ricaricabile con bomboletta di ricarica
– diavolina o similari accendifuoco
– occhiali da sole
– batterie di ricambio
– fischietto
– specchietto
– pettine (se non si è calvi)
– elastico per capelli (se si hanno i capelli lunghi)
– corda
– mollette
– pinze
– fascette
– set da cucito e spille da balia
– impermeabile/poncho
– coltello di sopravvivenza
– seghetto
– lamette/taglierino
– forbici
– apriscatole/apribottiglie
– bussola
– giubbotto, guanti, stivali o scarponi
– biancheria intima di ricambio
– un cambio estivo e uno invernale
– telo impermeabile
– busta impermeabile
– martello e chiodi
– fornelletto a gas con ricarica
– pentolino e posate
– elastici
– mazzafionda
– macchinetta non elettrica per fare il caffè
– caffè
– fazzoletti umidificati
– carta igienica
– pala
– viti e cacciaviti
– fil di ferro e tenaglie
– spago
– sapone
– shampoo
– spazzolino
– dentifricio
– assorbenti (se necessari)
– 2 asciugamani
– materiale indispensabile per bambini/anziani/disabili
– materiale indispensabile per animali domestici
– farmaci antibiotici, antinfiammatori, antimicotici, analgesici, antistaminici, cortisonici

Anche questa lista – che appare eccessiva – sicuramente non è completa, né potrebbe esserlo, perché le esigenze di chi ha bambini piccoli non sono uguali a quelle di chi non ne ha, così come chi in famiglia ha disabili o anziani o animali domestici, dovrà organizzarsi in modo diverso e ci possono essere necessità molto specifiche impossibili da prevedere in modo generalizzato. Ma come prepararsi, allora?
Fondamentalmente bisogna cercare di immaginare uno scenario in cui non c’è elettricità, non c’è gas, non c’è linea telefonica e non c’è internet.
Questo significa che bancomat e carte di credito non funzionano, serrature elettroniche prive di chiave non funzionano, aperture automatiche di cancelli e serrande non funzionano. Non ci sarà acqua calda, a meno che non si abbiano pannelli solari termici.
In base al tipo di evento, potrebbe non esserci neanche acqua corrente, a meno che non si abbia un pozzo di captazione con pompa eolica o solare.
Se non si è in casa (o bisogna andare via velocemente) occorre gestire fame, sete, freddo e riparo, oltre che sicurezza personale e eventuali cure imprescindibili.
Un esempio semplice. Chi ha un problema uditivo e riesce a sentire solo con un apparecchio acustico, dovrebbe prevedere batterie di ricambio o power bank, altrimenti, esaurita la carica, non potrà sentire niente. Chi ha l’apertura elettrica del cancello, dovrebbe portarsi dietro anche la chiave normale, altrimenti non riuscirà a rientrare a casa.
Chi ha l’automobile elettrica, esaurita la carica, non potrà ricaricare (a meno che non ci siano nelle vicinanze delle colonnine off grid).
Chi ha i pannelli fotovoltaici con accumulo – se rispetta la legge – andrà comunque in black out.
Chi fuma, dovrebbe avere qualche pacchetto di sigarette di riserva o prepararsi a smettere – ob torto collo.
Chi ha l’automobile a carburante, dovrebbe mantenerne il livello sempre almeno a metà serbatoio, perché potrebbe non essere possibile fare rifornimento.

Per quanto riguarda il black out di energia, internet e telefono, c’è da segnalare quanto accaduto recentemente in Giamaica con l’uragano Melissa. All’annuncio dell’arrivo della tempesta, migliaia di giamaicani hanno scaricato l’applicazione Bitchat, che consente agli utenti di mandare messaggi senza connessione internet e telefonica. Sostanzialmente si sfruttano le reti Bluetooth mesh e il protocollo Nostr. Quindi è sufficiente che nel raggio di alcune decine di metri ci siano altri telefoni per poter comunicare con chi si trova in zona, se non ci sono “buchi” il segnale può rimbalzare fino a raggiungere distanze maggiori.
Il 30 ottobre, in Giamaica, milioni di persone sono rimaste completamente isolate: infrastrutture devastate, linee elettriche spezzate, torri cellulari abbattute, connessioni satellitari instabili. Bitchat – proprio perché scaricata in modo massiccio – ha funzionato. Un telefonino ha parlato con un altro, e con un altro, il segnale è rimbalzato, creando una ragnatela digitale in grado di coprire anche grandi distanze senza alcuna infrastruttura centralizzata.
Questo è un caso di prevenzione che ha funzionato egregiamente e su cui riflettere, perché il black out internet ed elettrico non è uno scenario associato solo alle tempeste, ma può avvenire con un attacco informatico, una censura politica, una sommossa popolare.
Mentre scrivo ho scaricato l’app e l’ho aperta. Nessuno ce l’ha nelle mie vicinanze, quindi allo stato attuale è inutile, ma se la situazione dovesse mutare…

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